Come si sa anche per via dell’omonima orchestra, nei pressi
di Piazza Vittorio, a Roma, si trova il mondo mondiale: ivi compresi gli
ingredienti delle cucine di Africa, Asia e America Latina, non sono certa se
anche dell’Oceania. Quindi cercando non so che, sulla mia strada dalla stazione
Termini al ritorno da un viaggio, entro
in uno dei tanti negozietti che vendono cibi freschi e scatolame esotici e vedo
del tamarindo, pressato e conservato sotto vuoto in una confezione di plastica.
Ora il tamarindo mi ricorda il Senegal, ma nonostante i mie sforzi, anche
seguendo la ricetta originale (o quasi, perché a Dakar si fa con una ventina di
ingredienti), il thiebou jenn ancora non
mi viene. Così ho ideato questa torta, profumatissima…
- 1 kg di mele annurche
- 1 lime
- ½ limone
- ½ etto di tamarindo
- 2 cucchiai di rhum
- 1 cucchiaio circa di cannella in polvere, secondo il gusto
- qualche cucchiaio di miele (di cardo o di asfodelo), secondo il gusto
- qualche cucchiaio di zucchero di canna, secondo il gusto
- pasta sfoglia o pasta brisée pronta (meglio se fatta in casa, ça va sans dire)
Sbucciare e tagliare a fettine le mele. Mentre si scalda il
forno, lasciare le fettine nel succo degli agrumi e preparare lo sciroppo di tamarindo
facendolo sciogliere con un po’ di acqua calda, a bagnomaria: dovrà essere
denso, non più di due-tre cucchiai. Filtrare lo sciroppo per liberarlo dai semi
e dai resti dei baccelli e aggiungere lo sciroppo
di tamarindo, il miele disciolto a bagnomaria, la cannella, il rhum, eventualmente lo zucchero.
Distendere la pasta in una tortiera tonda, spolverare di
zucchero il fondo, disporre le mele e versarvi sopra il composto, lasciandone da parte un po'. Ripiegare i bordi della pasta verso
l’interno e spennellare con il composto rimasto. Seguire le istruzioni di cottura riportate
sulla confezione della pasta, o quelle usuali a seconda del tipo di pasta
usato.
La prossima volta provo a farla come ripieno dello strudel…non credo sia esaltata dalla pasta frolla, ma da una base meno dolce...
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