Va da sé che, essendo una neofita, la zucca mi avanza sempre... ma è anche vero che nella mia nuova filosofia di vita, espressa dal motto NON SI BUTTA NIENTE: RICICLO, RICICLO, RICICLO e correlata ad un epocale e categorico necesse est, serenamente e talvolta serendipicamente trovo sempre qualche modo di utilizzarla.
Questa ricetta - variante di una ben nota ricetta sicula, come ho poi scoperto - nasce così.
È noto che l'asprigno retrogusto della bottarga (che per me è sempre di muggine, ove altrimenti non specificato) si sposa alla perfezione con qualcosa di "dolce" (ricordi bamanan: dolce e grasso sono espressi dallo stesso termine...): la panna fresca, un sughetto di pomodoro agrodolce...
E allora, perché non la zucca?
Annoveravo tra gli avanzi:
- una ciotola di zucca mantovana, prima reperibile solo dai vignaroli del mio mercatino a Roma, ora anche in qualche supermercato, stavolta cotta al microonde, per mancanza del tempo necessario a stufarla in tegame. Ignobile, ma tant'è.
- un po' di bottarga di muggine sarda, spero veramente di Cabras e non invece portoghese, per quanto comunque ottima, acquistata al Ghetto di Roma
- alcune stupende mandorle tostate salate "Dolci evasioni", onorevole prodotto di carceri sicule
Scolate la pasta, corta o lunga come si preferisce (e/o si ha in dispensa) ma al dente; mantecatale nella suddetta purea; aggiungete la bottarga e poi, per una nota alta, qualche fogliolina di menta, che grazie a Dio sopravvive nei vasi del balcone anche in tempi apocalittici.
Impiattatela spolverandola delle suddette mandorle tritate e di pepe (per quanto mi riguarda, sempre abbondante).
Secondo la propria personale perversione, non condannabile nemmeno dalla Santa Inquisizione culinaria, si può aggiungere nella fase di mantecatura e/o di impiattamento (ovvero, composizione nel piatto) del pecorino sardo e/o del parmigiano: almeno in questo caso, posso ammettere che de gustibus non disputandum est.
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